Lughnassad/Lammas, la festa del grano
- Vivian Redleaf
- 1 ago 2023
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 14 set 2023

Lughnasad per i celti (festa in onore del dio Lugh), Lammas per i sassoni (festa dei pani), erano i nomi attribuiti all’antica usanza di onorare il primo raccolto, quello del grano, e di ringraziare la Terra per i suoi frutti.
Questa festività cadeva intorno all'inzio di Agosto e si trovava esattamente a metà fra i due momenti più importanti dell’anno, che i celti dividevano in due parti: il semestre oscuro, che iniziava a cavallo di Ottobre e Novembre con Trinuxtion Samoni (conosciuto come Samonios e, successivamente, Samhain) e terminava il 30 di aprile quando, con Beltain, prendeva il via il “semestre luminoso”.

Notizie certe di queste ricorrenze si hanno a partire dal II secolo dopo Cristo, grazie ritrovamento di un calendario franco-celtico a Cologny, in Francia, ma è molto probabile che le loro origini risalgano addirittura al Neolitico, quando la coltivazione dei cereali costituiva una delle principali fonti di sostentamento.
Per i popoli antichi, che basavano le loro attività, e quindi la loro vita, sui cicli delle stagioni, celebrare le fasi di passaggio fra una stagione e l’altra e da un’attività all’altra non aveva solo un significato pratico, ma anche intimamente spirituale.
Il legame con la Terra era molto profondo: era riconosciuta come una Grande Madre che nutriva i suoi figli e, come tale, andava rispettata e onorata e, a sua volta, nutrita.

Lughnasad/Lammas rappresentava il momento della massima abbondanza, quando i fiori sono nel pieno della fioritura e i frutti sono maturi e pronti per essere raccolti. Ma, al contempo, era anche l’inizio della discesa verso il periodo oscuro, con le giornate che cominciano ad accorciarsi e i campi che, pian piano, si svuotano.
Un’altra valenza di Lughnassad è infatti quella di “festa del sole calante”.
In questo giorno, secondo la tradizione, Lugh, il dio del sole, delle arti, della luce che porta conoscenza e dell’abbondanza, raggiunta la sua massima potenza, moriva per rinascere il semestre successivo, in un ciclo perpetuo di alternanza fra vita e morte comune a tanti altri miti come quello di Demetra e Persefone oppure Iside e Osiride.
Ma il suo sacrificio non era vano: le sue ceneri, diventando nutrimento per la terra, contribuivano al perpetuarsi del ciclo vitale, così come i semi del grano che viene falciato cadono al suolo e nutrono la Terra, che le trasformerà in spighe l’anno successivo.

Occorre ricordare che per le popolazioni pre-cristiane la morte non aveva lo stesso significato di adesso: era una fase della vita, come la nascita, la crescita e l’invecchiamento, necessaria a garantire l’equilibrio della vita stessa.
Lammas era il nome dato dai sassoni alla stessa festività, anche se l’accento qui si sposta soprattutto sulla trasformazione: il grano che diventa farina e poi pane. Lammas infatti significa “festa dei pani”, ma il significato è sempre lo stesso: si celebra il dono della terra, la raccolta e la sua trasformazione in nutrimento.

La tradizione di benedire il pane, così come di onorare il raccolto del grano, è ancora presente in tutto il mondo.
In Italia, la mietitura del grano è riconosciuta dall’Unesco Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
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