top of page

Verso Samhain - parte III

  • Immagine del redattore: Vivian Redleaf
    Vivian Redleaf
  • 24 ott 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

ree

Il fuoco, le rape e il banchetto funebre


Il fuoco rivestiva un ruolo fondamentale nella celebrazione di Samhain.

Il fuoco che illumina l’oscurità, che riscalda, che permette la cottura del cibo.


Non solo, il fuoco aveva anche un potente significato simbolico: esorcizzava dalla paura del buio, era la luce che illuminava la lunga notte dell’inverno e che avrebbe guidato le anime dei morti, o tenuto lontano gli spiriti maligni, e fatto da tramite per entrare in contatto con le divinità dell’aldilà a cui rivolgere suppliche e preghiere.


In Irlanda, per simboleggiare il passaggio dal vecchio al nuovo anno, era usanza spegnere tutti i focolari domestici dopo la mezzanotte del 31 Ottobre. La mattina del giorno successivo, i fuochi venivano riaccesi con un con un tizzone del Sacro Falò sulle colline di Tlachtga (in onore della druida Tlachtga e conosciuta ora come Ward Hill) e di Tara.


Nonostante qualcuno abbia avanzato l’ipotesi di sacrifici umani durante la cerimonia, non esistono testimonianze attendibili in merito, mentre era certa l’usanza di gettare ossa di animali (da qui il termine bonfire, falò).


Anche la tradizione di illuminare le zucche ad Halloween ha le sue origini nell’Irlanda celtica.


La leggenda racconta di un fabbro, tale Stingy Jack, con il vizio del gioco e dell’alcol che, una notte del 31 ottobre, invitò il Diavolo a bere e poi lo sfidò a salire su un albero.

Il Diavolo accettò ma, una volta in cima, si accorse che Stingy Jack aveva inciso alla base della corteccia una croce, impedendogli di scendere. Jack gli propose un patto: per essere liberato, il Demonio doveva promettere di non tentarlo più con i vizi.

Il Demonio accettò e venne liberato.


Alla sua morte. Jack si presentò in paradiso ma venne rifiutato per i suoi vizi passati. Andò allora all’inferno, ma il Diavolo, per vendetta, lo mandò via. Tuttavia gli regalò un tizzone ardente per illuminare le sue notti eterne.


Rassegnato, Jack scavò una rapa, mise dentro il tizzone e prese a vagare per l’oscurità, ma ogni notte di Samhain torna nel mondo dei vivi con la sua rapa illuminata ed è conosciuto con il nome di Jack o’ Lantern.


Preparare un banchetto in onore dei defunti era un modo per far sapere che erano i benvenuti e il loro ricordo ancora vivo. Attraverso il cibo si stabiliva una connessione potente.


Le leggende raccontano che queste cene si svolgessero in silenzio, per lasciare fluire la comunicazione con gli spiriti che, se felici per l’accoglienza, garantivano la protezione ai loro cari.

Le pietanze erano preparate con i prodotti dell’ultimo raccolto: frutta secca, mele, uva, patate e cavoli; le bevande per eccellenza erano il sidro, l’idromele e la birra.


Nell’antica Roma, durante i Feralia, sulle tombe non poteva mancare il pane imbevuto nel vino e sale.


Gli Egizi deponevano cibo e suppellettili dentro le tombe, come sostentamento ai defunti che proseguivano il loro cammino nell’aldilà.


Ancora oggi, in Messico, durante i Dias de lo Muertos, il banchetto consumato sulla tomba richiede giorni di preparazione e ha una funzione consolatoria importante.


Cibo dunque non solo per sopravvivere, ma elemento di continuità fra vita e morte che, con queste celebrazioni, veniva esorcizzata e accettata come parte del processo naturale.


Commenti


bottom of page