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Le Piante del Solstizio d'Inverno

  • Immagine del redattore: Vivian Redleaf
    Vivian Redleaf
  • 19 dic 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 28 dic 2024

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Sabato 21 dicembre, alle 10.19, cade il Solstizio d’Inverno: la notte più lunga dell’anno cede il posto al ritorno della luce, con le giornate che cominciano ad allungarsi e il ciclo delle stagioni che riprende il suo giro.


Un momento cruciale nella vita dei nostri antenati, che la onoravano con celebrazioni che duravano diversi giorni volte a onorare la morte e la rinascita, parti opposte ma complementari nel cerchio della vita.


Si recavano al tempio o all’altare per fare offerte agli dei, chiedevano vaticini, riposavano, si riunivano con gli altri membri del clan per scambiarsi doni e festeggiare il ritorno del sole e la lenta ma inesorabile rinascita della Natura.


E, dal momento che per le antiche popolazioni il divino si manifestava anche attraverso elementi naturali, non era raro che piante, fiori e frutti diventassero elementi centrali nelle cerimonie, un tramite a cui affidare le proprie preghiere e speranze affinché le facessero arrivare agli dei.


Nonostante il processo di cristianizzazioni che tentò di inglobare le celebrazioni di origine pagana, tante tradizioni volte a consacrare la rinascita della luce, simbolo di vita e prosperità, sono sopravvissute nel tempo e si ritrovano ancora oggi

 

Fra queste, una delle più insospettabile è l’Albero di Natale che, in origine, era un Albero Solstiziale.


Albero del Solstizio d'Inverno

L’ALBERO SOSTIZIALE


La storia dell’abete si accompagna fino dall’ultima glaciazione a quella dell'umanità, per la quale ha rappresentato una delle principali fonti di fonte di sopravvivenza, fornendo tutto l’anno legno, resina e sostanze medicamentose, mentre alla sua forza e resistenza venivano attribuite proprietà magiche e divine.


Per gli Egizi e i Greci l’era l’Albero della Natività, per le popolazioni dell’Asia settentrionale era invece l’Albero Cosmico, o Albero della Vita, che collega i tre mondi – inferi, terra e cielo - intorno a cui si organizzano l’universo, il naturale e il sovrannaturale.


Nella tradizione celtica e germanica, l’abete bianco, grazie alla colorazione argenta sulla parte inferiore delle foglie, era considerato un Albero di Luce, dove la luce è l’essenza divina che si manifesta durante il Solstizio d’Inverno, giorno in cui le ore di buio raggiungono la loro massima durata per cedere poi il passo a quelle di luce: il Vecchio Sole muore e la sua sposa Madre Terra genera il Sole Bambino che porterà nuova vita ed energia.


Ricordiamo che per i nostri antenati l’inverno era sì periodo di riposo, ma comportava soprattutto una pausa forzata dal lavoro nei campi, dagli spostamenti e dai commerci, e quindi dalle principali fonti di sostentamento. Per questo l’allungarsi delle giornate era un’occasione per festeggiare e banchettare intorno all’albero che più di tutti incarnava la luce, la forza e la vita eterna: un sempreverde, ornato con lumini, frutta secca, mele, limoni, dolciumi e simboli solari, per propiziare la fertilità della terra e dei futuri raccolti e onorare le divinità.


Questa tradizione sopravvisse nei paesi latini fino all’avvento del cristianesimo, quando venne condannata per la sua valenza pagana e abolita, per poi ritornare nel 1840 grazie alla principessa Elena di Mecklenburg che fece allestire un abete addobbato alle Tuileries. Solo che, invece di festeggiare il ritorno della luce, divenne simbolo della nascita di Gesù, “cristianizzando” in questo modo quello che era significato originario di Albero della Vita.

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